Spesa alimentare: come sono cambiate le abitudini degli italiani in questi mesi

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L’emergenza coronavirus sta indubbiamente cambiando abitudini e stili di vita. Purtroppo resterà indelebile il ricordo del periodo del lockdown quando, per motivi di sicurezza, si era costretti a lunghe code all’esterno dei supermercati per fare la spesa alimentare: gli ingressi erano contingentati e, quando scoccava il proprio turno, si doveva entrare indossando rigorosamente la mascherina (come adesso) e anche i guanti. Superato il periodo più acuto del contagio è stato possibile recuperare un pizzico di normalità, anche se ovviamente bisogna rispettare ancora delle regole di base per tutelare la salute come il ricorso ai dispositivi sanitari di protezione per il volto e il distanziamento sociale. Tuttavia, questa situazione critica ha avuto degli strascichi che stanno modificando le consuetudini degli italiani.

Sono diversi, infatti, gli studi statistici e le ricerche che dimostrano come, in tema di spesa alimentare, in Italia con la pandemia da Covid-19 siano cambiate tante tendenze. Innanzitutto dal Rapporto Coop 2020 si apprende che, con il ritorno alla cucina fatta in casa durante i mesi di lockdown, nella fase successiva molte persone hanno preferito continuare a coltivare questa passione: il 25% degli italiani, infatti, anche al momento delle riaperture graduali ha preferito non allontanarsi dalla buona pratica di dedicare del tempo a preparare dei pasti con le proprie mani.

Spesa alimentare: in aumento l’e-grocery.

In primis stiamo assistendo ad un crescente ricorso alla tecnologia. Ad esempio il settore dell’e-grocery (la spesa alimentare online tramite smartphone) nel giro di pochi mesi ha fatto segnare un’impennata del 132%. Le aziende impegnate in questo comparto ritengono che, continuando di questo passo, il progetto di raggiungere i 2,7 miliardi di profitti in valore assoluto entro il 2025 si possa anticipare addirittura ai primi mesi del 2021. I motivi che hanno spinto un numero sempre maggiore di consumatori ad optare per questa soluzione sono diversi: innanzitutto la maggiore sedentarietà dovuta alle limitazioni per l’emergenza coronavirus (come ad esempio il lavoro da casa), la presenza prolungata dei figli in casa soprattutto durante la chiusura delle scuole e poi una sensazione di sicurezza che forniscono questi acquisti a distanza.

Tecnologia, sicurezza e qualità: la spesa alimentare ai tempi del coronavirus

Una percentuale del 56% delle famiglie italiane (dunque siamo oltre la maggioranza) pensa che la spesa alimentare sul web o tramite smartphone sia più sicura perché in grado di garantire un assoluto distanziamento, precetto di base per ridurre i rischi di contagio da Covid-19. Il 30% degli intervistati ha spiegato che attualmente ha l’abitudine di fare gli ordini online, per poi ritirare i prodotti sul posto in modalità drive-in. Un’altra parte di popolazione, invece, preferisce telefonare al rivenditore di fiducia, ordinare gli alimenti che servono e poi passare comodamente a ritirarli a piedi per concedersi anche una sana passeggiata.

Una curiosità riguarda i volantini dei supermercati con le offerte settimanali o mensili. In questo periodo si preferisce usare anche in questo caso le versioni digitali, ignorando invece quelle cartacee che di solito vengono distribuite nelle cassette della posta.

Un altro parametro cresciuto notevolmente in questi ultimi mesi è quello della qualità. Durante il lockdown era emersa la tendenza a puntare sulla quantità: ovvero comprare il maggior numero di prodotti possibili a costi contenuti per riempire la dispensa ed evitare di uscire spesso per mettersi in coda al supermarket. Adesso però le cose stanno cambiando. L’Italia per la spesa alimentare sta facendo maggiore attenzione alla qualità e sostenibilità del cibo. Il 50% del campione ha dichiarato che preferisce puntare sulla filiera corta, mentre il 36% si è detto pronto a dare la priorità agli alimenti green.

I dati dell’Ufficio Studi Coop per il 2021 dimostrano che solo il 23% dei consumatori non ritiene indispensabile il ricorso a marche affidabili, ma allo stesso tempo appena un italiano su cinque è disposto a mettere da parte completamente la qualità: magari cercheranno brand meno popolari ma comunque di media notorietà rispetto a nomi totalmente ignoti. Si prevede un netto calo della preferenza per i cibi già pronti (si parla di un -4,2%) a vantaggio della spesa ecologica e salutare.

Spesa: maggiore attenzione a qualità e sicurezza.

L’Osservatorio Inflazione Nielsen ha evidenziato che circa il 60% dei consumatori della penisola italiana, pur sapendo che dovrà continuare a fare i conti con la crisi economica, cercherà di ridurre le uscite per altri settori pur di non rinunciare ad una spesa alimentare qualitativamente accettabile. D’altronde, a conferma di ciò, già si sta assistendo ad un incremento degli acquisti di frutta e verdura (+25%) e dei surgelati (+19%).

L’alimentazione sostenibile: salvare e salvarci

Insomma, in questi e nei prossimi mesi gli acquisti di prodotti alimentari terranno conto innanzitutto della sicurezza e della tutela della salute per non esporsi al rischio contagio da coronavirus, ma non perderanno di vista la qualità dei prodotti, facendo magari qualche sacrificio in più e limitandosi in altre abitudini per avere in casa sempre del cibo biologico, genuino e gustoso.

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