Tartufo: il re della tavola

Il gusto si fa leggenda

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Possiamo affermare che il tartufo è il re della tavola. Non solo per le sue meravigliose e stravaganti qualità organolettiche, ma anche perché un tartufo veramente pregiato può arrivare a costare cifre da capogiro. Nel 2017 pochi grammi di tartufo bianco d’Alba, vero il re della tavola, è stato venduto per 74 mila euro, quasi il prezzo di partenza della Mercedes classe s. Pensare che i tartufi siano una moda gastronomica moderna è un grosso errore. In effetti questo raro prodotto della terra era già noto e consumato dai Sumeri e dei Babilonesi . Gli antichi erano così innamorati dei tartufi che li definivano una combinazione di elementi soprannaturali: acqua, calore e fulmini. Il poeta romano Giovenale dedica addirittura dei versi: “Se la primavera porterà i grandi tuoni avremo i tartufi desiderati. Conserva il tuo grano Libia … e inviaci tartufi “.

Il gusto dei re

C’è qualcosa nella natura dei tartufi che ha affascinato l’umanità per secoli. Forse è l’aroma pungente, terrestre ed etereo, ma mangiare il tartufo è sempre un’esperienza unica. Mangiare un tartufo ci riporta a contatto con la terra, come se ogni cosa fosse epica, regale. Queste perle della terra sono state associate al mistero, miti e superstizioni che continuano ad attrarre generazione dopo generazione. Grandi racconti di pranzi regali con ricette a base di tartufo infarciscono leggende antiche.

La storia del tartufo re della tavola

Tartufo: il re della tavola

Se le condizioni atmosferiche e del terreno sono ottimali, possiamo trovare i tartufi nelle radici viventi di castagni, querce, noccioli e faggi. I romani li chiamavano “Tuber” (per gonfiarsi).La prima menzione del tartufo risale agli antichi Egizi che tenevano in grande considerazione i tartufi e li mangiavano ricoperti di grasso d’oca. Più tardi i Sumeri li usarono ampiamente mescolandoli con verdure, orzo, ceci o lenticchie. Ma i Greci e i Romani erano quelli che conferivano ai tartufi una qualità soprannaturale chiamandoli il dono di Dio per l’umanità. I romani li usavano per scopi terapeutici oltre che sessuali. Un’altra leggenda li collega a Venere dea romana dell’amore, del sesso, della fertilità e della bellezza. Venere rese il tartufo una terapia per la fertilità e divenne l’unica soluzione per le donne romane desiderose di dare alla luce bambini belli e forti. Vi auguro una buona nottata al tartufi!


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