Whisky: come avviene la rivoluzionaria lavorazione in Israele

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Quando si parla di whisky, indubbiamente si fa riferimento ad una vera e propria istituzione nel settore dei distillati. Infatti si tratta di un liquore che prevede una lavorazione ben definita e che lascia ben poco spazio all’inventiva, altrimenti si corre il rischio di avere un prodotto completamente diverso e poco apprezzato dagli appassionati. Tuttavia, in questi ultimi anni stiamo assistendo ad una sorta di «rivoluzione» globale che sta introducendo diverse novità nella produzione a partire dalla birra, arrivando fino al gin.

Tornando al whisky, si è sempre pensato che questo processo innovativo non potesse riguardarlo, essendoci delle regole ben precise per avere un distillato che rispecchi appieno i requisiti di base e il gusto: dev’essere invecchiato in legno di rovere e soprattutto per un determinato numero di anni. Difatti, si è sempre ritenuto che, in caso di ostacoli o di imprevisti durante la produzione, sicuramente sarebbe stato inutile provare a ripartire perché il risultato sarebbe stato comunque poco soddisfacente.

Nonostante ciò, sembra proprio che sia possibile operare una serie di cambiamenti nella produzione di questo popolare distillato senza andare a modificarne la qualità e ottenendo, all’opposto, un prodotto molto apprezzato e applaudito dai consumatori. Questo profondo cambiamento nella tradizione si sta verificando in Israele, esattamente a Tel Aviv, un luogo che per caratteristiche non dovrebbe essere per niente adatto alla lavorazione di questo storico liquore.

Whisky: inventato un dispositivo per evitare truffe

Infatti il clima piuttosto caldo, caratterizzato da 300 giorni complessivi di luce solare con una temperatura media di 40° C ed un’umidità che spesso sfiora il 90%, da sempre è stato definito come ostile a qualsiasi forma di distillazione del whisky. Invece c’è una nuova azienda che sorge nei pressi dello stadio del Maccabi Tel Aviv, nelle vicinanze dell’antica città portuale di Giaffa, che si sta facendo conoscere in tutto il mondo per la sua capacità di realizzare dell’ottimo whisky israeliano.

I segreti della lavorazione del whisky in Israele

La ditta si chiama M&H Whisky Distillery, e le sue iniziali stanno ad indicare «Milk & Honey», ossia il nome biblico di Israele definita anche come la «terra del latte e miele». Naturalmente i fondatori dell’impresa hanno deciso di utilizzare solo le iniziali per evitare che i clienti potessero pensare che venisse utilizzato uno di questi due alimenti per produrre il liquore, rischiando così di vederli scappare via alla ricerca di marchi più tradizionali.

In realtà il progetto si sta dimostrando davvero vincente, giacché gradualmente l’azienda si sta affermando come una delle migliori produttrici di whisky di qualità, grazie al giusto connubio tra innovazione e tradizione. Tutto è nato da un’idea di Gal Kalkstein, imprenditore e appassionato consumatore di whisky irlandese Tullamore, che nel 2012 – sperando di avvicinarsi almeno alla popolarità del suo liquore preferito – ha pensato di lanciarsi nella produzione di un distillato piacevole che, sorseggiato insieme agli amici durante il tempo libero, potesse finire senza nemmeno rendersene conto.

La distilleria ha aperto ufficialmente la sua attività nel 2015 e il suo fondatore prima di metterla definitivamente in funzione ha deciso di avvalersi della consulenza del compianto dottor Jim Swan, una delle personalità più apprezzate e stimate tra gli amanti del whisky. Questi, infatti, già in altre occasioni aveva collaborato alla partenza di start-up del settore. Uno dei responsabili di M&H Whisky Distillery, Tomer Goren, ha spiegato come gran parte dei macchinari dello stabilimento sia nato seguendo proprio le istruzioni dell’esperto per far sì che si sposasse appieno con le caratteristiche ambientali e climatiche d’Israele.

Tra le più grandi novità di quest’azienda c’è il ricorso alle botti in quercia rossa, mentre per il processo di distillazione si punta ad avere come riferimento il lavoro che viene effettuato nelle distillerie scozzesi. Ovviamente, avendo delle strumentazioni differenti e un clima distinto rispetto a quello della Scozia, i tempi di fermentazione e maturazione del prodotto sono diversi e molto più veloci rispetto a quanto avviene nell’Europa del Nord. Questo processo, infatti, risulta accelerato per il caldo e l’umidità che serpeggiano a Tel Aviv, che comunque non ostacolano la resa del liquore: d’altronde, non è un caso se l’azienda di Kalkstein si sia fatta conoscere soprattutto per un ottimo single-malt a botte tripla, cioè invecchiato in botti ex bourbon, STR e Islay. E pensare che bastano appena 6 mesi per il suo completo invecchiamento.

In questi anni il progetto si è progressivamente ampliato, infatti Tomer Goren ha rivelato a Independent che ormai: «Abbiamo barili dappertutto». La ditta, infatti, avrebbe aperto degli stabilimenti sia verso le montagne del nord che nei pressi del Mar Morto. E mentre si sta lavorando ad altre innovazioni segrete nell’attività di realizzazione dello storico distillato, si punta adesso all’approdo ufficiale sul mercato.

Alla fine di quest’anno, infatti, si prevede che M&H Distillery avvi la commercializzazione del suo primo whisky. Finora il listino prevede due tipi di gin tipicamente israeliani, un single malt e un liquore alle erbe di radice che ha un gusto molto simile a quello della mandorla.

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