Esperienza e passione: due pilastri insieme alla professionalità. La formazione diventa un vantaggio competitivo se sommata all’esperienza professionale maturata sul campo specie quando si parla di marketing, food cost, relazione con il cliente, insomma di business in generale. Diventa non è solamente importante, ma fondamentale. L’azienda deve offrire ai propri clienti, insight su come valorizzare al meglio la materia prima in modo da coniugare l’esperienza del consumatore finale che la redditività dell’attività. La formazione deve avere un approccio olistico per una maggiore competitività e nel riconoscimento del valore aggiunto che il caffè di qualità può portare. Inoltre, non può essere trascurata la gestione dei social che oggigiorno è diventata una parte fondamentale per farsi conoscere e per creare un legame col cliente. Perché oggi si vende non solo più per passa parola, ma per viralità. Essere virali non implica per forza essere bravi ma essere attraenti.
Per il presidente di IEI, Luigi Morello: «l’Italia, se paragonata all’unione europea, ha ancora ampi margini di miglioramento per quanto riguarda l’istruzione e la partecipazione alla formazione in tutti i settori, infatti solo il 14,6% dei 25-35enni e il 6,6% dei 35-45enni partecipa alla formazione. Ad ogni modo negli ultimi 5 anni l’attività formativa nelle aziende italiane ha avuto una crescita di circa il 10%. IEI non a caso da 26 anni promuove la formazione di tutta la filiera del caffè e con le sue certificazioni ne ha fatto uno strumento competitivo per tutte le aziende associate. In questa survey abbiamo voluto interpellare le nuove generazioni degli associati e il quadro emerso è molto positivo». Secondo il presidente di IEI infatti tutti gli associati dell’Istituto hanno al proprio interno una scuola di formazione ed è alto il livello di certificazione. La maggior parte dei soci fa partecipare il proprio personale a programmi di formazione professionale.
Come si muovono le aziende italiane sul fronte della formazione
La formazione è il tema centrale della ricerca di IEI ed è qui che si gioca la professionalità del barista. Come sottolinea Mariafiore Maggiordomo di Jolly Caffè, «tematiche attuali continuano ad essere la qualità delle miscele e cosa le differenzia da quelle più a buon mercato e scadenti, la gestione delle attrezzature». Un concetto ribadito anche da Federica Granata Marketing manager di Ims per la quale «le tematiche del momento sono i nuovi trend relativi all’estrazione del caffè e dello specialty coffee sia in Italia che all’estero, da intercettare per proporre soluzioni e innovazioni ai clienti». Per Marco Cini (Mokador) «è molto importante proporre corsi che consentono a chi li segue di acquisire idee e tecniche per differenziarsi sul mercato. Ecco perché i nostri percorsi prevedono anche food e mixology».
L’importanza dei formatori per un servizio efficiente
Una buona formazione, efficace, richiede figure in grado di avere un quadro preciso della situazione. Occorrono formatori capaci di parlare di caffè a tutto tondo, dalla qualità del chicco, al prodotto che esce nella tazzina, all’immagine che si dà all’esterno. Per fare questo per Filippo Spimi (GiFiZe), occorrono «persone fortemente motivate. La base essenziale è una motivazione solida ed una grande passione. Ovviamente accompagnati da una base di competenza e predisposizione». Così come Andrea Ballocci (Eureka) sottolinea che «qualifiche e competenze dei formatori sono aspetti centrali nel processo di selezione dei percorsi formativi più adeguati alle nostre esigenze». Ma non c’è soltanto tecnica, dentro una tazzina. Matteo Borea (La Genovese) sostiene che «cerchiamo professionisti capaci di trasferire non solo conoscenze tecniche ma anche la nostra stessa passione per il mondo del caffè. Valutiamo positivamente la capacità di adattarsi alle diverse esigenze di apprendimento e la propensione. Fondamentali sono la passione per l’apprendimento continuo e le capacità di ispirare gli altri, promuovendo un ambiente di crescita collettiva». Per Fabio Verona (Costadoro caffè) quanto serve è «una buona capacità dialettica, passione per questo lavoro e competenza».
Il ruolo delle Academy e della formazione interna per rispondere al mercato
Per dare risposte, occorre conoscere il mercato e quanto il cliente chiede, quali siano i gusti e le tendenze. Per questo le Academy svolgono un ruolo determinante insieme alla formazione interna. Giulia Caballini (Dersut) spiega di avere «entrambe le strutture» con formatori sia per «corsi all’interno del nostro Museo del Caffè» sia «per la catena di caffetterie a marchio con corsi in loco in modo da abituare già il cliente a quella che poi sarà la gestione del suo locale». Attenzione a tutto tondo al cliente anche per Elisabetta Milani (Caffè Milani) che ha scelto «una scuola di formazione, con più sedi sul territorio italiano» e anche «corsi presso gli esercizi per una formazione completamente mirata e focalizzata sulle esigenze del cliente e dello staff». A questo si aggiunge «la academy per entrare appieno nel nostro mondo e nella nostra famiglia». Obiettivo delle scelte è, per Vito Campanelli (Essse Caffè), «assistere nei migliori dei modi i nostri clienti con un’offerta formativa completa e articolata, in modo da garantire una formazione di altissima qualità, efficace e continuativa». A questo scopo è nato «il Centro di Formazione “La Classe di Essse” destinato agli operatori che vogliono imparare la professione o perfezionarsi».