I 10 vitigni più coltivati in Italia

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Si stima che l’Italia abbia oltre 500 varietà di uve da vino autoctone e che sia diventata una seconda patria anche per molte varietà internazionali: ma quali sono quelle più coltivate?

I dati, raccolti dall’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA), riguardano la superficie coltivata in Italia da diversi vitigni al 2021. I dati ISMEA sullo stesso argomento, relativi al 2005 e al 2013, offrono anche un interessante spaccato di come sia cambiato ciò che viene piantato in Italia negli ultimi decenni.

10) Trebbiano Romagnolo – 15.725ha

Questa particolare variante di Trebbiano è coltivata principalmente in Emilia-Romagna, una regione famosa per il suo cibo e, recentemente, per le devastanti alluvioni, che sono state solo una delle numerose calamità naturali che hanno colpito la regione, come ha recentemente informato il presidente del Consorzio Vini Romagna Roberto Monti db. Affinché un vino possa essere etichettato come Romagna Trebbiano DOC, le uve devono essere coltivate nella zona della Romagna (che si estende da Bologna, verso est, fino a Rimini), e il vino deve essere prodotto con un minimo dell’85% di Trebbiano Romagnolo, mentre il resto può essere riempito con altre varietà bianche locali, come l’Albana. In Romagna, il Trebbiano Romagnolo è utilizzato anche per la produzione di uno spumante certificato DOC.

9) Nero d’Avola – 16.456ha

Un’uva il cui nome offre un’indicazione abbastanza buona del suo colore, il Nero d’Avola è per la Sicilia quello che il Primitivo è per la Puglia: la fonte di molto vino sfuso, ma anche di alcune espressioni più pregiate. Sebbene la sua superficie vitata sia variata nel corso degli anni, la sua versatilità si sta facendo apprezzare sia dai coltivatori che dai consumatori. Alcuni, come il Cristo di Campobello, lo utilizzano per produrre spumante rosato, mentre il CVA Canicattì di Agrigento lo raccoglie tardivamente per produrre un vino dolce con 100 grammi di zucchero residuo per litro. Per quanto possiamo avere familiarità con il Nero d’Avola economico, audace, fruttato e semplice, è ancora una varietà capace di sorprendere.

8) Barbera – 19.814ha

Che si preferisca la Barbera di Asti o quella di Alba, questa varietà piemontese è la terza uva rossa più piantata in Italia per un motivo: la richiesta di vini freschi e amichevoli. Gli scandinavi amano particolarmente la Barbera d’Asti confezionata in sacchetti, preferendola alle bottiglie per motivi di sostenibilità ambientale e, secondo il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, sono anche piuttosto inclini a berla con il baccalà, poiché i tannini morbidi del vino non sovrastano il pesce. Sebbene la Barbera possa essere un vino di pregio, secondo alcuni è apprezzata soprattutto per la sua bevibilità.

7) Chardonnay – 23.635ha

Le piantagioni di Chardonnay in Italia sono aumentate del 23% tra il 2005 e il 2021. Per quanto riguarda i vini fermi, la Sicilia produce una buona quantità di apprezzato Chardonnay, anche se l’ettaro di vigneti di Chardonnay sull’isola è in realtà leggermente diminuito, da circa 4.500ha nel 2017 a circa 4.000ha entro il 2021, secondo i dati di Sicilia DOC. Uno stile che sta guidando una parte dell’espansione degli impianti di Chardonnay è la spumantizzazione, in particolare i frizzanti metodo tradizionale di Franciacorta, Alta Langa e Trento DOC, che utilizzano questo classico vitigno dello Champagne, sia in cuvée che in espressioni blanc de blanc/bianc ‘d bianc. Per leggere una carrellata dei 10 migliori Franciacorta, la maggior parte dei quali sono assemblati con un’alta percentuale di Chardonnay, clicca qui.

6) Merlot – 24.209ha

La “varietà internazionale” più coltivata di questa lista, il Merlot ha la sua patria nel Bordeaux, ma si sta affermando anche in Italia. Si ritiene che il Nord-Est sia stato il primo luogo in Italia in cui il Merlot è stato ampiamente piantato nel XIX secolo, con il sinonimo di “Bordò”. Oggi, alcuni dei vini più interessanti che utilizzano il Merlot, solitamente come componente di un taglio bordolese insieme al Cabernet Sauvignon, provengono dal Friuli-Venezia Giulia e anche dalla zona di Bergamo, in Lombardia.

5) Trebbiano Toscano – 30.006ha

Il Trebbiano Toscano è un’uva con molti nomi localizzati – Brucanico a Siena, Bobiano a Lucca, Albano ad Arezzo, Biancone a Cortona, per citarne solo alcuni citati dal catalogo dei vitigni del Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste. Si potrebbe affermare che quest’uva, realmente neutra, stia vivendo una sorta di crisi d’identità. I dati ISMEA rivelano anche che sta attraversando una crisi di impianto, con un calo del 30% della superficie vitata dedicata al Trebbiano Toscano dal 2005 al 2021 – il calo più grave di qualsiasi altra varietà nella top 10.

4) Montepulciano – 30.829ha

Anche se ogni supermercato britannico sembra avere in magazzino il Montepulciano d’Abruzzo, considerato da molti un “vino da pizza”, il Montepulciano è un’uva molto più versatile di quanto spesso si pensi. L’Abruzzo Wine Experience di quest’anno, organizzato dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, ha proposto due masterclass, presentate dal collaboratore di db Filippo Bartolotta, su stili di Montepulciano che spesso vengono trascurati a favore di vini forti, strutturati e “Schwarzenegger”. La prima è stata dedicata al Cerasuolo d’Abruzzo, spesso considerato un rosato scuro ma più simile a un vino rosso molto leggero: è un vino fresco e fruttato che dimostra come la Provenza non sia l’unico posto in grado di produrre vini rosa. La seconda lezione ha preso in esame vini leggermente più lontani nello spettro cromatico, e come uno stile “leggero” di Montepulciano d’Abruzzo stia guadagnando terreno.

3) Pinot grigio – 32.335ha

Sebbene la crescita dal 2005 al 2021 sia stata leggermente più modesta di quella del Glera, con il 118%, il Pinot Grigio è una forza inattaccabile quando si parla di bianchi fermi. Conosciuto per la sua capacità di produrre vini puliti, freschi e onnipresenti, il Pinot Grigio è un’altra varietà che ha un potenziale premium. Il direttore del Consorzio Tutela Vini DOC Delle Venezie, Flavio Innocenzi, ha parlato con db al Vinitaly di quest’anno di come gli abbinamenti con il cibo e l’enfasi sul Pinot Grigio come “espressione del territorio” possano aiutare a realizzare questo potenziale, soprattutto tra i consumatori più giovani. Per leggere i 10 migliori vini del Global Pinot Gris Masters di quest’anno, cliccare qui.

2) Glera – 38.892ha

Il Prosecco è una delle grandi storie di successo del mondo del vino e i dati relativi all’impianto del vitigno chiave per l’effervescenza prodotta con il metodo a cisterna nel nord-est dell’Italia, il Glera, mostrano quanto sia stata straordinaria la crescita. Tra il 2005 e il 2021, la superficie vitata a Glera è aumentata di un incredibile 223%, a testimonianza di come i produttori, le cooperative e i principali gruppi di bevande abbiano risposto all’impennata della domanda internazionale di Prosecco. Sebbene abbia la reputazione di essere economico e allegro, alcuni produttori, come Bisol 1542, stanno andando oltre per creare espressioni di Prosecco di qualità superiore.

1) Sangiovese -67.634ha

Con quasi 30.000 ettari in più rispetto al suo concorrente più prossimo, il Sangiovese è un’uva strettamente associata alla Toscana, in particolare ai vini del Chianti e di Montalcino, nonché ai vini di Montecucco. In effetti, il primo riferimento alla varietà, o meglio a una varietà nota come “Sangiogheto”, si trova nel trattato di viticoltura toscana di Giovan Vettorio Soderini del 1600. Ma il Sangiovese non è un’esclusiva della Toscana: circa il 10% del totale della viticoltura italiana è dedicato a questa varietà, e circa il 10% si trova in Romagna, dove i vini a base di Sangiovese tendono ad avere una struttura più morbida e un profilo di frutti rossi più forte.

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