Napoli mangiare nei quartieri spagnoli

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Tra un murales di Maradona e una chiesa del ‘700, tra una trattoria e un mercato rionale, i posti dove mangiare ai quartieri spagnoli, bene e spendendo poco. 

I quartieri spagnoli a Napoli hanno goduto per anni di una cattiva nomea, ma nell’ultimo periodo stanno vivendo un vero e proprio rinascimento. Messo piede in uno dei vicoli che sfocia in via Toledo, a valle, o in Corso Vittorio Emanuele, a monte, si viene come risucchiati. Il profumo di panni stesi e di pulito si mescola a quello del cibo che sobbolle nelle pentole dei bassi, o “vasci”, le case al piano terra che affacciano sulla strada. I muri fanno da cassa di risonanza alle urla che rimbalzano da una finestra all’altra. Un sali scendi di panieri, un via vai di motorini. Una banda che suona la domenica mattina.

Nulla di artefatto, ma dettato da una conformazione geografica che ha insegnato alle persone a vivere in spazi ristretti, dove la luce del sole arriva di taglio, l’ascensore è ancora un lusso per pochi e la strada è il cortile di casa. A sdoganarli, come spesso è accaduto anche altrove, sono stati gli studenti che, per ragioni economiche, sono andati oltre gli stereotipi e qui hanno messo radici.

Poi sono spuntati i primi B&B sulle terrazze panoramiche dei piani alti, a ridosso delle strade dello shopping (Chiaia e Toledo).Insegne nuove si sono affiancate a quelle storiche. I turisti hanno iniziato a fare capolino e gli abitanti stessi hanno colto il valore del luogo in cui vivevano. Tra un murales di Maradona e una chiesa del ‘700, tra una trattoria e un mercato rionale, sono diversi i posti dove mangiare ai quartieri spagnoli, bene e spendendo poco. 

Mangiare ai quartieri spagnoli, a cominciare dalla colazione

Il tour gastronomico dei quartieri spagnoli ha inizio ai suoi margini. Perché a Napoli la colazione è sinonimo di caffè e cornetto e in Piazza Trieste e Trento c’è un luogo in cui si è fatta la storia della città, il Caffè Gambrinus. All’interno sale liberty, con stucchi, statue e acquerelli. Fuori i tavolini che affacciano su piazza del Plebiscito, da cui si intravede anche uno scorcio di mare.

Caffè buono e, oltre ai cornetti, ampia scelta di mignon e dolci della tradizione napoletana. Ma l’eleganza ha un costo. Per una sfogliatella calda e appena sfornata, in quella che sulle mappe è Toledo ma che i napoletani usano ancora chiamare via Roma, ci sono Mary e Pintauro. La prima è una vetrinetta all’angolo della Galleria Umberto, nel secondo pare sia nata la sfogliatella. Qualità elevata, ma qua niente caffè, per berlo si può poi andare al Vero Bar del Professore, sempre in Piazza Trieste e Trento. Per gli amanti della pastiera, in Vico d’Affitto 38 c’è la caffetteria pasticceria Dolci Momenti. In Vico della Tofa 4, invece, c’è l’ormai famoso “caldofreddo” del bar Mastracchio. Un espresso con un cucchiaino di gelato fatto apposta per fondersi con il caffè.

Il mercato rionale e il miglior cibo di strada

Frutta, verdura, pane cafone, ma soprattutto pesce fresco. La spesa migliore ai quartieri spagnoli la si fa al mercato della Pignasecca, uno dei più colorati di Napoli. Nell’omonima via, che si imbocca all’altezza di piazza della Carità, ogni giorno va in scena l’opera buffa della contrattazione, un po’ come nei suq mediorientali. Se ci si arriva verso l’ora di pranzo, non ci si può esimere dal provare uno degli street food napoletani per antonomasia, anche se ormai in via d’estinzione, o’ per e o’ muss, letteralmente “il piede e il muso” del vitello.

A Le Zendraglie sono maestri nel prepararlo. Lo si può prendere da asporto oppure seduti ai pochi tavoli della sala interna dove provare altre prelibatezze a base del quinto quarto napoletano. Un’altra tripperia lungo la via del mercato è Fiorenzano, da non confondere con il Fiorenzano davanti alla fermata della funicolare di Montesanto, dove invece si deve assaggiare la pizza fritta. Insegna storica del quartiere, ha da poco subito un restyling, del locale e anche della proprietà.

Tutt’altra atmosfera quella che si respira nel basso più famoso dei quartieri spagnoli, quello della signora Fernanda. In via Speranzella 180, da generazioni si preparano le pizze fritte “come quelle di una volta”. Le si mangiano in piedi per strada. Donna Fernanda fa ancora tutto a mano e ha un occhio per riconoscere il punto di cottura che funziona meglio di un termometro.

Pizza ai quartieri, da quella a portafoglio alla classica

Un’altra pizza mordi e fuggi è quella “a portafoglio” e in via Pignasecca per provarla bisogna andare Da Attilio. Qui, volendo, c’è anche spazio per sedersi. Ottime le classiche margherita e marinara, da assaggiare anche un’altra invenzione del pizzaiolo che ha l’ossessione per l’impasto, la pizza carnevale, a forma di stella con le punte farcite di ricotta. In una vecchia segheria in Vico Maddalena Degli Spagnoli 19 c’è la pizzeria ‘Ntretella.

Il nome non è nuovo, anzi. È lo stesso della locanda in Salita Sant’Anna di Palazzo 52, sempre nei quartieri spagnoli, che negli anni ha fatto proseliti anche tra i palati più raffinati, tanto da essere segnalata dalla guida Michelin. Quello della pizzeria è un progetto recente, che porta la firma sempre di Rino Artigiano, “nomen omen”. Locale dal design moderno senza essere banale. Così come non banali sono le pizze, grazie alla ricerca della materia prima di qualità e alla cura nell’esecuzione. Tre i tipi di impasti proposti: tradizionale a lunga lievitazione, integrale e gluten free.

Spuzzulè, aperitivo tra i vicoli

Per un aperitivo immersi nei vicoli, ma a due passi da via Toledo c’è Spuzzulè (sbocconcellare in napoletano), una creazione di Bruno De Crescenzo, che ha trasformato il suo negozio di articoli per informatica in un piccolo ritrovo per turisti e abitanti dei quartieri. L’interno è arredato con materiali di riciclo, vecchie porte, pallet, niente di nuovo ma comunque simpatico.

Aperto dalle 17 in avanti, il momento migliore per arrivarci è quello dell’happy hour. In menu taglieri a base di salumi e formaggi tipici regionali, tra cui un’ottima mozzarella di bufala, e verdure. Carta dei vini solo campani ma con scelte accorte e birra artigianale.

Pranzo o cena nelle trattorie dei quartieri spagnoli

In Vico Lungo Teatro Nuovo 103, una parallela di Via Toledo, c’è una delle trattorie più famose di Napoli, una delle prime che ha fatto del folklore la chiave per aprire i quartieri ai turisti, Da Nennella. Ciro, il proprietario, è un vero e proprio anfitrione, i camerieri comandano gli ordini urlando, la fila è spesso abbondante, la cucina casereccia.

Più che un pranzo, si assiste a uno show. In via Speranzella 110, alle spalle di piazzetta Augusteo, c’è la pizzeria-trattoria Antica Capri. Rosario in sala e la moglie Annalisa ai fornelli riproducono quell’atmosfera domestica, che fa piacere tanto al turista quanto agli avventori locali. La cucina segue il filo della tradizione, con in menu anche diversi piatti a base di pesce e molluschi. La specialità della casa è la pasta e fagioli alla pescatora, cotta nel forno a legna, servita nel coccio di terracotta ricoperto con la pasta della pizza.

 

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